
Il potere del silenzio
Il segreto come atto sacro e custodia dell’energia
Ci sono desideri che nascono come braci: respirano piano, chiedono buio e quiete. Il silenzio non è assenza, è un contenitore: trattiene, concentra, protegge. Nella pratica magica il segreto non è capriccio, ma struttura del potere: ciò che non viene disperso resta integro, matura, trova la sua forma.
Perché il silenzio è magia operativa
La parola apre, il silenzio incuba. Ogni volta che raccontiamo un intento lo esponiamo a opinioni, interferenze, dubbi. Il silenzio funziona come un alambicco: trattiene il vapore e lo fa diventare essenza. La riservatezza non è chiusura emotiva; è igiene energetica.
Folklore italiano del segreto
Nelle tradizioni contadine italiane le fattucchiere “non dicevano il filo dell’opera”: tacevano finché il lavoro non “prendeva segno”. Si usava “tenere il fiato” su guarigioni e amuleti, per non “sciupare la grazia”. Il segreto era un voto temporaneo: finita l’opera, si scioglieva con un gesto (un soffio, una croce di cenere, una chicca di sale alla soglia).
Simbolismo: il vaso chiuso
Il sigillo, il nodo, il barattolo con cera sono immagini del vaso ermetico: ciò che è chiuso si concentra. Anche il corpo diventa vaso: labbra serrate dopo la preghiera, respiro breve prima del gesto, mano a coppa sull’ombelico per “tenere dentro”.
Disperdere vs. custodire
Il racconto continuo dell’intento crea fughe: pensieri altrui che entrano, dubbi che si insinuano. Custodire significa rimandare la condivisione fino a quando l’intento ha “preso forma” nella realtà o nel corpo (un segno, un incontro, un avanzamento concreto).
Pratiche quotidiane di silenzio
Voto di 7 giorni: niente racconti del lavoro in corso; si parla solo con il diario.
Diario sigillato: pagina piegata e chiusa con cera; si riapre quando appare un segno.
Gesto di chiusura: dopo ogni rito, labbra toccate con indice e medio e rotazione in senso orario all’altezza del plesso, come a serrare una serratura.
Cerchio piccolo: se serve un confronto, scegline uno solo (maestro/alleata) e concorda che resti nel cerchio.
Etica e confini
Il silenzio non è manipolazione né occultamento di danno: custodisce la tua parte di legame e lascia liberi gli altri. Vale soprattutto per lavori su di sé, guarigione, protezione, crescita creativa. Se l’intento coinvolge altre persone, mantieni limiti chiari e consensuali.
Il silenzio non è vuoto: è un santuario. Lì il desiderio non evapora, condensa. Quando sarà pronto, parlerà da sé.
Se senti che un intento ha bisogno di chiarezza o di essere messo “in vaso” con il giusto linguaggio simbolico, sul sito trovi guide e puoi richiedere una lettura di orientamento con i Tarocchi per mettere a fuoco il nucleo dell’opera.


